New-York, Prince Street, ristorante Mercer Kitchen: all’ingresso un maitre accoglie gli ospiti direzionandoli ad una scala che scende al piano inferiore dove lampade a cappello in stile arredo urbano illuminano tavoli con panche in serie ed apparecchiati con cura ed eleganza ma da semplici tovagliette in carta.  Pavimenti, pareti e soffitti neri rendono i piani apparecchiati  quali unici elementi di orientamento in un contesto di generalizzata penombra.

Il pranzo può essere condiviso  con “compagni di tavolata” sconosciuti, ma è sullo sfondo della sala, dove la prospettiva dei banconi trova il suo punto di fuga, che in contrasto all’oscurità si affaccia il luogo di preparazione delle pietanze: una cucina con cuochi in divisa che si adoperano tra tegami, teglie, utensili e robot nella composizione di prelibati e scenografici piatti per la delizia del palato degli ospiti.

In netto contrasto con la dimensione oscura della sala dove la penombra raccoglie i volti dei convitati, lo spazio cucina caratterizzato da moduli inox e da una brillante luce diffusa diviene emulazione di un “palcoscenico” ma anche di un’immagine bidimensionale proiettata.

Il particolare concept con lampade molto basse rende le pietanze sui piatti le vere protagoniste di questa piacevolissima e ben orchestrata esperienza.

Elegante manifesto della teatralità e ritualità del cibo, che si erano andate perdendo ndagli anni ’80 con la diffusione dei fast-food, è da ritenersi espressione di una generalizzata riscoperta della convivialità dove la cucina reinterpretata diviene il nuovo centro di aggregazione familiare e sociale.

Non a caso al MoMa di New York è in corso un’esposizione dal titolo “Counter Space: Design and the Modern Kitchen” che esplora le trasformazioni della cucina nel XX secolo e la sua riprogettazione continua come barometro dei mutamenti sociali. Una cucina non più, secondo la visione un po’ romantica della mamma intenta a cucinare per la famiglia, come luogo adibito per lo più alla preparazione dei pasti. Una cucina che ha sì mantenuto “anche” questa funzione ma il cui ruolo non si limita al mero aspetto pratico stante il fatto che sono radicalmente cambiate le abitudini e stili di vita. Analizzando le ultime proposte e tendenze, è diventata un bene da esibire agli amici, al pari di un abito o dell’auto e, divenendo uno status-symbol, pretenderebbe di seguire mode ed evoluzioni tecnologiche sempre più rapide.

Ecco che la nuova idea di cucina si lega al nuovo concetto di casa: uno spazio aperto e flessibile dove i ruoli di persone e cose non sono così predeterminati. Non più pensata come stanza, ma come spazio operativo che dialoga con tutti gli altri ambiti funzionali della casa; non più una stanza ammobiliata ma identificata nei mobili fino a rendersi addirittura un “mobile”.

Non pensili: tutto viene contenuto in armadi/dispensa che evocano i guardaroba con ante a tutta altezza. Il piano operativo, sovrastato da cappe scenografiche, si stacca dalle pareti per divenire isola/bancone ed anche il tradizionale tavolo da cucina si trasforma in piano snack con sgabelli per la colazione o uno spuntino veloce, mentre i pranzi si consumeranno nello spazio living.

Must categorico è non più pareti tra cucina e soggiorno; se proprio si vuole marcare una separazione, pannelli scorrevoli o quinte, non più alte di un metro e quaranta, permetteranno di liberare lo spazio nuovamente considerato il fulcro sociale nella casa d’oggi.

Le soluzioni compositive presuppongono come imperativo convivialità e condivisione: chi cucina dialoga e partecipa con i commensali, non rivolge loro la schiena ma, nell’atto di sciacquare un tegame o seguire una cottura, manterrà lo sguardo verso i convitati o comunque verso una visuale aperta.

EuroCucinaCalcestruzzoAcciaio

La dimensione tattile dei materiali acquista valore in un tempo di progressiva deprivazione sensoriale operata da media sempre più virtuali. Essa si concretizza nei rivestimenti con proposte e soluzioni anche alternative ed inusuali: non solo il top ma anche le ante in pannelli di calcestruzzo, in vetro temperato, in alluminio o composizioni di colori e forme al limite della stravaganza, ma molto divertenti. Il futuro ormai sempre più prossimo ci riserverà proposte curiose anche sul fronte degli apparati tecnologici all’insegna della sostenibilità con piani cottura ad induzione integrati nel top e sempre più performanti, ovvero lavastoviglie che riciclano l’acqua già usata nel secchiaio.

luca.missio

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