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Nel corso della storia l’uomo ha da sempre esplorato nuove modalità per imbrigliare l’energia solare al proprio servizio, ma è solo con i tempi recenti, con la scoperta delle fonti di energia fossile, più “comode” e “competitive”, che si è via via persa questa capacità  peraltro testimoniata dagli splendidi esempio di architetture che ci sono giunte dal passato e che sono testimonianza di una attenta conoscenza e risposta alle rispettive condizioni climatiche. Abbiamo testimonianza di sistemi di “climatizzazione” in raffrescamento passivo già dalla civiltà egizia ma questi sono stati soppiantati da sistemi attivi.

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Nello sviluppo di un progetto commissionato per un Boutique Hotel in Africa nel Benin, ho voluto indagare proprio queste tecniche di costruire sistemi passivi che, nel caso di climi tropicali e quindi caldi, non implica la necessità di mantenere calore all’interno come alle nostre latitudini, ma bensì mantenere temperature interne basse facendo sì che le strutture non accumulino calore durante le ore di esposizione al sole e che ne rilascino velocemente quello eventualmente accumulato nelle ore notturne. Il layout planimetrico e compositivo dell’insediamento è stato regolato quindi dall’andamento del sole, e delle ombre proiettate, nonché in primis dallo studio dei venti dominanti e statisticamente studiati, permettendo alle brezze notturne e mattutine di accarezzare le stanze da letto ed invece proteggere i locali giorno dalle correnti calde del giorno.

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Non in secondo piano, la riflessione sulla “forma” ed i materiali da adottare cercando di non lasciarsi influenzare alla troppo facile tentazione di ‘esportare’ i modi e linguaggi architettonici moderni dell’emisfero nord, e invece leggendo ed ascoltando gli elementi e le architetture del luogo onde poter esprimere, seppure in chiave reinterpretata, quel “genius loci” presente in ogni regione. Da una posizione di ascolto e studio, per ‘imparare’ anziché insegnare, il progetto si è delineato con elementi di valenza quali il tetto a falde di paglia (soluzione ottimale per la schermatura solare) o gli spazi  preparazione del cibo: un cono in terra battuta che si identifica anche come elemento iconico ma che fondamentalmente si isola dagli altri spazi funzionali e che permette l’espulsione naturale dei gli odori per l’effetto camino del sistema (dispensa al piano basso, preparazioni e cotture al piano intermedio e barbecue al piano alto). Le camere degli ospiti, sopraelevate e accessibili da passerelle, godono di doppie aperture sui due fronti permettendo sia alle brezze notturne (da nord-ovest) e sia ai venti diurni (da sud-ovest) di ventilare gli ambienti consentendone un comfort senza necessità di sistemi attivi.

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L’insediamento è stato pensato energicamente autonomo con pannelli fotovoltaici posizionati sulla copertura piana degli alloggi ospiti, in modo da non ricevere ombre dalle vegetazioni limitrofe e nel contempo formare una contro-copertura che schermi dalle radiazioni solari il sottostante solaio che diviene pertanto ventilato consentendo di mantenere basse le temperature e limitare al minimo la radiazione dei sottostanti locali.

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Il Boutique Hotel avrà la prerogativa di essere anche l’abitazione per i committenti e conseguentemente lo studio sulla disposizione degli ambiti funzionali ha risposto anche all’esigenza di una certa “separatezza” tra zone più propriamente private, zone invece liberamente pubbliche agli ospiti e quindi zone ibride o di “cerniera” (esempio: gli spazi cottura).

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