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La ormai inesorabile e progressiva tendenza alla smaterializzazione degli organismi edilizi, dalle originarie strutture massive agli attuali sistemi “leggeri”, attribuisce all’involucro edilizio un ruolo sempre più sofisticato, portandolo ad essere inteso non erroneamente come barriera ma come “pelle” ovvero come quel complesso sistema-filtro selettivo e polivalente tra interno ed esterno. In questi termini è possibile slegarsi dalla concezione delle tradizionali muro/finestra per avvicinarsi invece a configurazioni più complesse ed articolate che integrano molteplici scopi, necessità e funzioni. A titolo di esempio: una finestra viene considerata non più come cornice visuale ma anche sistema intelligente di regolazione foto-termica grazie a vetri e serramenti ad alta tecnologia applicata; altresì un muro non più come protezione dagli agenti esterni ma come elemento in grado di raccogliere e ridistribuire l’energia interna e/o esterna, ovvero come sistema in grado di regolarne gli scambi (coibentazione a cappotto, parete ventilata, etc.). Banalmente, il guscio di un uovo è rappresentazione della perfetta ed elegante espressione di integrazione tra forma e funzione: “pelle” in quanto contemporaneamente “struttura” che permette di proteggerne il contenuto da agenti esterni o interni.

Se è vero che la casa la si “abita” nelle sue stanze e quindi è concepita nella sua “interiorità”, non si può considerare come dettaglio secondario il fatto che è il suo l’involucro che ci protegge. Oltretutto, nel mostrarsi agli altri in quanto rivolto all’esterno, esso parla di noi e del nostro essere: l’abitazione in quanto organismo edilizio, non è, come non lo è mai stato del resto, solo forma e contenuto ma è anche espressione, espressione appunto del proprio essere e del proprio divenire. E quest’involucro, mettendo in secondo piano comunque mode e tendenze, nell’epoca della comunicazione globale, potrà raccogliere i segni di un desiderio: come una lavagna dove poterci descrivere, poter modulare emozioni e sensazioni.

Legno, Pietra, Ceramiche, Vetro, etc. sono da sempre utilizzati per il rivestimento delle facciate di palazzi ed edifici istituzionali o rappresentativi in genere, ma purtroppo nell’edilizia abitativa corrente la finitura a semplice intonaco ne rappresenta la consuetudine e prassi corrente. Oltretutto è paradossale rilevare quanto il grado di attenzione e sensibilità nella scelta di un rivestimento per le pareti di un bagno non vengano adottati proporzionalmente alla definizione della tipologia dell’involucro edilizio. L’imbarazzo si presenterà casomai al momento della scelta del colore o della finitura, dato per default che si tratterà comunque di intonaco. Indubbio che la componente economica in tale scelta ha il suo peso, ma guardando secondo prospettive a lungo termine e valutando la capitalizzandone dei reali costi di gestione e manutenzione, si evidenzierebbe che un maggiore onere iniziale per un sistema più sofisticato potrà portare a evidenti economie nel medio e lungo termine. Alla luce anche dei recenti adeguamenti alle direttive sul Rendimento Energetico nell’edilizia, nonché agli sgravi fiscali concessi, una adeguata attenzione e riflessione porterebbe a valutare soluzioni alternative più efficaci ed efficienti. Oggi il mercato offre infinite varietà e tipologie di involucri con rivestimenti dalle caratteristiche più diverse: dal fascino della tradizione espresso nella matericità e grevità delle pietre naturali, per avventurarsi nella evanescente seduzione delle materie sintetiche, non dimentichi del vetro, delle ceramiche, dei mosaici, del legno, etc, nelle loro infinite declinazioni formali, dimensionali ed emozionali.

Sarà poi la sensibilità del progettista o del committente, secondo geometrie, forme tra luci ed ombre, a comporre l’involucro in armonia ed equilibrio tra variabili formali di gusto e necessità strettamente tecniche.

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